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VICENZA

CENTRO EDILE DI VICENZA

2009

Ente appaltante: Centro Edile "Andrea Palladio, Cassa Edile, Comitato Paritetico Territoriale della Provincia di Vicenza

Gruppo di progettazione: Arch.Claudio Zanirato

Collaboratori: Michela Contini
Superficie di progetto: 2.600 mq

Importo lavori: euro 1.950.000,00

Progetto per il nuovo Centro Edile a Vicenza

L’area in cui insediare il nuovo Centro Edile di Vicenza è di fatto il risultato della colmata di un’ansa del torrente Astichello che scorre ancora li vicino. Ed è proprio la creazione di un nuovo “suolo artificiale”, sospeso in aria, che s’intende porre a fondamento del progetto edificatorio, immaginando una spessa superficie, posta in “lievitazione” ad un’altezza di circa 12 metri.
Si può ottenere così un ribaltamento del punto di vista, cioè pensare che l’edificio possa radicarsi al basamento aereo nella parte inferiore, nel suo intradosso, e poter essere visto “capovolto” come se la copertura fosse il suo vero piano d’appoggio.
Con tale impostazione si persegue una volontà di ricercare una forte continuità ambientale nel verde del parco fluviale, integrando al massimo l’intervento nel sistema paesaggistico più prossimo.
E’ necessario procedere con la spaccatura del volume unitario iniziale in due parti pressoché simili, operando un taglio trasversale mediano ed ottenere due costruzioni distinte e gemellate.
Un “cuneo cristallino” di separazione/unione s’insinua nella spaccatura eseguita, accogliendo l’inserimento del nucleo distributivo verticale delle scale-rampe-ascensore di uso comune. Si tratta della creazione di una sorta di “vena cristallina”, di una “liquida presenza” nel cuore del progetto che accompagna tutti i principali movimenti interni della struttura formativa.
L’ultima evoluzione progettuale chiama in causa proprio l’azione dell’acqua, immaginando l’intervento di modellazione/scavo esercitato pazientemente dai flussi di movimento delle persone, tale da divenire un’erosione del costruito e del suo suolo artificiale innalzato di grande evidenza.
Si assiste pertanto ad una specie d’ammorbidamento dei gusci in cemento “duri” di partenza dei due volumi edificati, che nei punti di maggiore contatto subiscono un’evidente “sbucciatura”, una solcatura dovuta all’usura del passaggio.
Emerge così una profondità interna di questi volumi, un’”anima tenera” in legno, sinuosa perché addolcita dal contatto diretto con gli utenti, gli abitanti di questo “paesaggio artificiale” simulato in maniera didascalica.
Diventa molto chiaro l’emersione di un “letto di fiume secco” in copertura, come se fosse l’impronta a terra di un corso d’acqua abbandonato o deviato…
Si conclude in questo modo, spettacolare ed evocativo allo stesso tempo, quel processo di capovolgimento delle percezioni che è stato la guida ed il filo conduttore di tutto il progetto.

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