ITALIA
assestamenti urbani
2013-15
Emilia Romagna
Il sisma del 2012 ha agito sul tessuto urbano delle città alterando il rapporto tra i pieni ed i vuoti: le demolizioni hanno lasciato intravvedere relazioni tra parti inaspettate, mentre aree inedificate hanno acquisito un valore strategico per la delocalizzazione di parti di città.
Innescando un’inversione di valore tra pieni e vuoti, il dentro ed il fuori città, è possibile ripensare l’organismo urbano in maniera veramente nuova, nella direzione della “smart city”.
Il terremoto che ha colpito queste terre e città non ha generato diffuse distruzioni, come i precedenti sisma dell'Aquila, dell'Irpinia, del Friuli o dell'Umbria, bensì ha “operato” in maniera selettiva: soprattutto i grandi contenitori storici e specialistici ed assai meno le residenze: quindi chiese e campanili in primis, ma anche castelli e torri, teatri, municipi, scuole, fienili.... Sono così venuti meno sia i presidi storici del paesaggio agrario superstite che i capisaldi dello scenario urbano di molte città di piccole dimensioni.
Le tante demolizioni così episodiche e selettive possono consentire interventi “chirurgici” riparatori altrimenti impossibili.
Il processo di ricostruzione dovrebbe risolvere, tra le emergenze di cui deve farsi carico, anche le deficienze insediative già sedimentate da tempo, soprattutto negli ultimi decenni sulla fortissima spinta accrescitiva di tanti borghi e cittadine diventati consistenti insediamenti.
Con i Piani di Ricostruzione è possibile non solo reintegrare le parti consolidate di aggregati urbani, se ancora congrui alla funzionalità complessiva, ma pure rilocalizzare parti in maniera correttiva, di problemi pregressi e nuovi assetti indotti dall'emergenza sismica, che comunque apporta alterazioni irreversibili degli assetti insediativi.
Non si tratta quindi di affrontare tematiche di sostituzioni di interi insediamenti, bensì di solo parti, di componenti già non più funzionali, per una migliore ripartenza e completa rivitalizzazione urbana.
In queste opportunità, le distruzioni selettive del terremoto possono portare ad una completa riabilitazione di organismi “deformati” e “svuotati” già prima delle scosse.
Gli spazi aperti che si sono creati all'improvviso potrebbero essere una risorsa urbana più importante degli edifici perduti, da valorizzare come tale, oppure la riflessione potrebbe ricadere su come ricostruire, le stesse quantità, oppure incrementate o diminuite, ristabilire una continuità nel tessuto o evidenziare la discontinuità “traumatica”, se integrarsi nuovamente oppure distinguersi con morfologie e linguaggi architettonici dissonanti, in forme antitetiche.
Non solo i problemi generati dal sisma devono essere prontamente risolti, ma pure ed assieme a quelli che già persistevano da prima. Allora ricostruire anche un singolo edificio in modo diverso e/o in posizione differente può consentire non solo di arricchire la scena urbana ma anche di apportare un cambiamento vitale.
E' questo in fondo il ruolo del progetto urbano, ossia di prefigurare luoghi di vita sociali, di migliorarli, cosa che da ricostruzione solo “fedele”, il semplice ripristino, non sempre riesce ad assicurare, rappresentando spesso solo una sterile resistenza al cambiamento.
Laboratorio di Architettura 3, Corso di laurea in Scienze dell'Architettura, Scuola di Architettura di Firenze,
A.A.2012-13-14