COMUNE DI
CONCORDIA SULLA SECCHIA (MO)
PIAZZA GARIBALDI
L'occasione ri-edificatoria, oltre che propiziare la nascita di una nuova piazza, potrebbe anche “raccontare” la storia del luogo e della città. Si può allora immaginare cosa poteva esistere secoli prima l'edificazione del palazzo distrutto, secondo la logica insediativa del posto: uno o più caseggiati articolati e sviluppati in profondità come i tanti lotti gotici che hanno costruito inizialmente la città. Il succedersi degli eventi traumatici (la volontà dell'uomo prima e della natura devastante del terremoto poi) hanno operato ripetuti “tagli” in questo luogo urbano: l'apertura di una importante strada prima ed adesso di una piazza. L'evidenza del “taglio” dev'essere allora l'immagine evocativa della rinnovata scena urbana.
L'edificio deve chiaramente apparire sezionato, con due tipi di facciate differenti, per raccontare quello che era stato prima, il rapporto tra i pieni ed i vuoti della città, la sua lontana storia e la volontà di proiettarsi nel futuro, la presenza di un dentro e di un fuori. Se si prende a modello per la riedificazione del Palazzo Mari un ipotetico lotto gotico, del quale possiede analoghe proporzioni e dimensioni, si deve pensare ad una conseguente “porosità”, dove alla densità costruttiva dei pieni di “saturazione” corrisponde una indispensabile cavità, data dai cortili di illuminazione delle parti edificate all'interno, un sistema articolato di vuoti in pratica. Tali vuoti sono stati storicamente “coltivati”, quali appezzamenti verdi di sussistenza prima e poi “intimi” giardini pertinenziali, quando non sono diventati cortili/chiostrine interne.
Sezionare un simile edificio significa portare “alla luce” la sua “porosità”, trasformando di fatto la vista frontale in un qualcosa di molto simile alla vista dall'alto delle coperture: le cavità che si possono vedere solo dalle coperture di un lotto gotico si palesano nella facciata allungata del nuovo edifico “sezionato”. In tale modo, il verde interno-privato diventa esterno-pubblico, lo spazio di vita “domestica” dell'alloggio, che ha come fulcro vitale la loggia/chiostrina “inverdita”, si proietta nello spazio pubblico della nuova piazza, caratterizzandola. E come in un rimando di specchi, il riverbero di queste cavità verdi in facciata si replicano all'interno della piazza, ad evocare l'impronta di un'altra possibile costruzione, che ha lasciato spazio alla strada.