OLBIA (OT)
CIPNES
CENTRO polifunzionale fieristico
2012-15
Ente appaltante: CIPNES, Olbia (OT)
Progetto Preliminare, Definitivo Prima e Seconda Fase
Lavori in corso
Committente: Studio Plicchi
Capogruppo: Prof.Ing.Gianni Plicchi
Gruppo di progettazione: R.T.P. (Ing.G.Plicchi, Open Project,
Arch.M.Rizzoli, P.I.G.Parenti, Arch.E.Cavallari)
Concept Ideativo ed Architettonico: Arch.Claudio Zanirato
Coll.: M.Benevelli, M.Contini, A.Robetti, B.Casadei, F.Poini, F.Nalin,
studio Orma, G.Spanazza, I.Lescai, M.Giannerini, L.Gugliotta
Dimensione area: 112.000 mq
Superficie costruita: 39.772 mq
Importo: euro 70.000.000,00
Prima fase: superficie 10.000 mq; importo euro 18.000.000,00
Seconda fase: superficie 4.700 mq; importo euro 7.500.000,00

L’insediamento di un centro polifunzionale su un tratto di costa a nord del Golfo di Olbia obbliga a pensare progettualmente su quale rapporto sia possibile instaurare tra l’architettura e l’ambiente circostante, fortemente connotato urbanisticamente e paesaggisticamente. E’ questo luogo, in definitiva, non già un paesaggio ma il punto d’incontro di due paesaggi: quello naturale e quello industriale.
Il progetto si propone quindi di mediare questo incontro, disegnando un luogo del confronto, della convivenza, del dialogo, tra sistemi apparentemente diversi ma non incompatibili. La geometria, rigorosa ed elementare, dell’insediamento industriale detta le regole dispositive dei vari edifici, in perfetta assonanza, come una sua emanazione inevitabile. Le costruzioni derivano dalla stessa logica “scatolare” dell’intorno produttivo, fatto di capannoni, ma di questa impronta volumetrica conservano in fondo solo una parziale integrità di partenza. La disposizione degli edifici progettati è condizionata dalla forma irregolare dell’area e dalla volontà di assumere un’esplicita funzione di schermo visivo nei confronti dei fabbricati produttivi contermini e del depuratore soprattutto, attorno a cui si avvolge il complesso. I contenitori dei padiglioni fieristici, integrati con il centro congressi e ristorazione, posti al centro della composizione, nello snodo direzionale, sono anche quelli che entrano più direttamente in contatto con il brano di costa naturalizzata. Da questo contatto nasce una reciproca influenza, una contaminazione di segni e di figure, che non arrivano ad intrecciarsi e confondersi ma instaurano una reciproca e stretta relazione visiva. Una parte della scogliera è inglobata nella piattaforma di appoggio degli edifici, le piazze ed i piazzali sul mare, da cui continuano ad affiorare da un letto di ghiaia consolidata, e gli edifici prospicienti subiscono invece una sorta di “erosione” localizzata, in corrispondenza dei punti d’ingresso e delle aperture verso il mare, come se l’acqua, il vento e la luce, avessero “lavorato” nel tempo i monoliti, al pari degli scogli d’innanzi.
Gli edifici posti alle estremità dell’allineamento, cioè il Centro per l’Alta Formazione AereoNavale ad est, ed il Centro Universitario del Turismo ad ovest, per la loro particolare destinazione e per il fatto di trovarsi su porzioni di costa maggiormente alterati, assumono conformazioni architettoniche diverse, che appartengono linguisticamente al mondo delle costruzioni contemporanee. Ciò nonostante, il fattore “attrattivo” del mare nelle vicinanze riesce ad avere un’influenza nel loro disegno e nel trattamento materico assegnato.
A marcare l’unicità ed eccezionalità dell’intervento, un segno caratterizzante coinvolge tutte le architetture: una grande tettoia azzurra, sospesa nel cielo limpido di Olbia, appoggiata in bilico sulle costruzioni, salda in un gesto unitario tutto l’intervento, altrimenti frammentato. E’ allo stesso tempo linea di demarcazione e soglia, dà evidenza allo spazio di transizione tra la città industriale ed il parco fieristico, tra l’architettura della città e la natura del mare, tra l’ombra e la luce. E’ il percorso che collega tutto e tutti, in maniera inconfondibile, da un estremo all’altro. E’ un episodio introduttivo, in quanto soglia, e conclusivo, perché discende a terra alle estremità, a sottolineare la “parentesi”, l’eccezionalità di questo insediamento, la finestra rappresentata da tutto l’intervento, da cui poter guardare dentro, vedere fuori, a seconda dei punti di vista.










PARCO POLIVALENTE TECNOLOGICO E FIERISTICO
Il parco tecnologico polivalente si avvolge a sua volta attorno alla baia più interna, articolando le sue volumetrie in maniera plastica e composita, funzionalmente, gli ambienti di lavoro e di studio assieme ai grandi volumi espositivi polivaleneti: una grande “tenda” li ammanta con un unico gesto protettivo. La plissettatura di questo involucro sfaccettato, di lamiera traforata, cattura e filtra diversamente la luce ed evoca l’increspatura del mare, il ritmo del suo ondeggiare continuo ed incessante, nasconde gli impianti tecnologici in copertura, si alza da terra per scoprire le vetrate degli spazi interni.
L’edificio si compone di un corpo principale, allungato e su due livelli, e di un corpo accessorio, di un solo piano, quadrangolare; l’involucro esterno è autoportante su struttura autonoma (tubolari di acciaio) ed è costituito da una lamiera microforata di alluminio elettrocolorato verde, su cui sarà possibile ritagliare delle aperture in corrispondenza delle visuali interne; in parte, la lamiera forata è impiegata anche in copertura, per occultare la terrazza tecnologica con le dotazioni impiantistiche, mentre diventa lamiera piena ed impermeabile per la copertura del grande salone; i saloni, su due piani, hanno la testata nord, sulla strada, praticamente cieca ed occupata da locali tecnologici/impiantistici, realizzata con c.a. in opera, colorato con ossidi in grigio scuro, stampati su matrici siliconiche tridimensionali, su cui intagliare una successione di fessure verticali; il volume annesso della hall d’ingresso-ristorazione-conferenze è interamente rivestito all’esterno in modo plastico con lastre di granito sardo; la copertura piana di questa appendice è in parte praticabile, dal primo piano degli uffici, con una pedana di legno che si insinua tra il volume sporgente della scala e due vasconi in rilievo, riempiti con grandi ciottoli di granito.
La metafora della trasformazione, degli edifici fieristici accumunati agli scogli, li porta ad avere una matericità che rimanda direttamente al mondo litoide: le tecniche del calcestruzzo, colorato e stampato, consentono di evocare l’utilizzo della pietra ricostruita, dello scoglio ricomposto, sbozzato, come se fosse stato scolpito sul luogo, scavato e svuotato; il ricorso a lastre di granito, nelle parti più importanti del progetto rende ancora più esplicita la scelta di fondo. Il padiglione fieristico ha un involucro di chiusura esterno, realizzato con pannelli prefabbricati di calcestruzzo colorato in pasta ed inerti scelti di granito, stampato con matrici siliconiche “effetto roccia”; il perimetro interno del grande padiglione espositivo ha un basamento in rilievo che assorbe le sporgenze delle pilastrature, ospita gli impianti ed i pluviali ed integra i volumi dei servizi igienici ed impiantistici; al basamento delle pareti che appoggiano a terra lungo il lato di accesso pedonale sono incorporati delle sedute continue, con un tratto di pavimentazione e schienali, da realizzare con sagomatura di granito sardo massello; con lastre dello stesso granito sono rivestite le ampie soglie di ingresso e gli imbotti strombati delle grandi vetrate; le ampie vetrate che illuminano gli interni sono di due tipi, in cristallo colorato e/o serigrafato, con intelaiatura delle parti fisse e mobili in alluminio naturale o elettrocolorato.




P.T.E. CENTRO CONGRESSI
L’edificio del Centro Congressi è disposto nell’angolo di svolta della direttrice di allineamento dei Padiglioni, pertanto sviluppa una pianta quadrata e da questa posizione d’angolo deriva anche che ci sono due importanti fronti d’accesso, sul percorso esterno, e due fronti secondari, laterali. La traduzione architettonica di questo posizionamento è che i due fronti “interni” si conservano intatti rispetto il volume di base, ossia sono pareti rettilinee pressoché prive di aperture. Cosa diversa, invece, accade sui due fronti principali, d’ingresso, dove le forme geometriche diventano molto scolpite e sfaccettate, per ricavare un profondo porticato a terra ed un’ampia finestra panoramica al primo piano, sul lato est, ed una grande finestra scenografica, sul lato sud.
La proposta architettonica per gli esterni viene tradotta con una matericità lapidea molto plastica, fatta con rivestimenti di lastre di granito, a spacco per le cortine murarie perimetrali, lisciate e levigate per le facciate e le strombature verso gli interni. Il porticato riesce ad assorbire nel suo disegno alcune presenze strutturali impegnative, poste nell’angolo dell’edificio, con un rivestimento che con piani inclinati si raccorda al controsoffitto.
L’involucro della grande sala (512 posti a sedere) possiede una sua autonomia formale e materica: l’intento progettuale è quello si evocare la presenza di uno spazio scavato nel blocco di granito e che mette in luce la “scoperta” di una cavernosità, un grande vuoto interno, fatto di un materiale tenero e di colore: il legno ed i tessuti dei rivestimenti ed arredi. Lo si intravvedere dall’esterno, dalla grande apertura di fondale, a sud, verso il mare, lo si capisce entrando, con un’esperienza di “immersione” ambientale che si immagina di grande effetto e suggestione.
L’edificio del Centro Ristorazione è l’unico che si “stacca” dalla composizione lineare proponendosi come avancorpo proteso verso gli scogli ed il mare. In quanto tale ha subito una plasticizzazione compositiva adeguata, essendo perfettamente visibile su tutti i lati ed essendo inquadrato da molte visuali e da più direzioni di provenienza. In quanto centro servizi/ristorazione si è infatti privilegiato la sua massima esposizione e visibilità in tutto l’intervento. E’ stato concepito come un frammento compositivo “sfuggito” alla composizione organizzativa d’insieme, che procede per allineamenti, fuoriuscito per “farsi vedere” ed essere un presenza simbolica. La sua oggettualità si traduce in una modellazione/scolpitura di un ipotetico blocco granitico, tagliato su un prisma trapezoidale, arrotondato sul punto d’ingresso e movimento verticale interno, da certi punti di vista perfino sospeso da terra. Un profondo porticato a sbalzo si apre sul lato sud, affacciato sulla piazza degli scogli ed il mare.







